L’umiltà e la povertà accompagnano l’intera esistenza di suor Maria Bertilla, fin dalla nascita, in una semplice famiglia contadina in quel di Vicenza, nel 1888. Tanto lavoro per lei, insieme a un ardente desiderio di consacrazione. Il parroco, col quale si confida, sceglie per lei le Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Santissimi Cuori a Vicenza. Vi entra nel 1905, con incarichi umili e pesanti.
Poco dopo il conseguimento del diploma di infermiera sopraggiunge, a 22 anni, un tumore difficile da curare. La grave malattia, che la avvicina profondamente ai fratelli che si è preparata a servire, non è però ancora la causa maggiore di sofferenza per lei: questa giunge quando, allo scoppio della Prima guerra mondiale, è costretta a trasferirsi con le consorelle e il loro ospedale in Lombardia. Pur provata enormemente da incomprensioni e ingiuste accuse, suor Maria Bertilla non si difende, non lascia trapelare alcun sentimento negativo: nella sua interiorità è determinata a stare vicino al Signore e a vivere di Lui.
Con il rientro a Treviso ella è reintegrata nel suo ruolo di infermiera, che esercita con una irradiazione di pace e fede tale da risvegliarla anche tra i malati più scettici e lontani. Il tumore si ripresenta presto però, portandola a soli 34 anni all’incontro pieno con il suo Amato.
La proposta di riflessione è avviata dall’incendio della cattedrale di Notre-Dame, una notte di aprile di due anni fa: un simbolo eloquente dell’oggi della cultura e del cristianesimo, tra crisi, smarrimento e ricerca di futuro. Il testo affronta poi questioni cruciali per la Chiesa negli inediti tempi in cui è chiamata ad annunciare Cristo e a condurre a Lui; si tratta dunque di un’ottima lettura per pensare e per crescere, responsabili, nella fede.