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Annalena Tonelli


Compagna di viaggio di chi non si arrende, dei più poveri e sofferenti, di chi ama con coraggio

Annalena nasce a Forlì nel 1943. Dopo il conseguimento della laurea in giurisprudenza, rispondendo al suo desiderio profondo di seguire Cristo nei non amati, si dedica al servizio dei poveri e partecipa alla fondazione del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, tuttora attivo.
Nel 1969 parte per il nord-est del Kenya, dove insegna e scopre l’estrema povertà delle persone di origine somala che lì dimorano. Colpita in particolare dalle condizioni igienico-sanitarie, decide di approfondire le conoscenze a carattere medico più necessarie per quelle terre, fino a diventare, nel 1976, responsabile di un progetto pilota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la cura della tubercolosi nelle popolazioni nomadi. Quando, nel 1984, l’esercito del Kenya si accanisce contro le tribù somale intorno a Wajir, la città in cui vive, Annalena denuncia pubblicamente le uccisioni. L’esito è positivo per l’interruzione della violenza, ma lei è costretta a spostarsi in Somalia. A Borama, in Somaliland, il suo straordinario impegno porta, tra l’altro, alla creazione di un ospedale che diviene centro di riferimento anche per l’Etiopia e il Gibuti e di una scuola per bambini con disabilità. Innumerevoli poi sono i poveri, gli orfani, i malati di HIV/AIDS che lei, cristiana, donna, bianca, assiste con estrema delicatezza e rispetto, tra i sospetti e le ostilità di
una cultura lontanissima dalla sua e che più di una volta si esprime con violenza nei suoi confronti.
Nell’estate del 2003 riceve dall’Onu il premio Nansen Refugee Award per l’assistenza ai rifugiati e pochi mesi dopo, il 5 ottobre, viene uccisa da un commando islamico somalo. Ha appena terminato l’ultimo giro nel suo ospedale di Borama, tra i fratelli più sofferenti a cui ha dato la vita.

IL LIBRO DEL MESE


Annalena Tonelli, Lettere dal Somaliland, EDB 2019
Sono le lettere degli ultimi anni della vita di questa donna così grande, nobile, coraggiosa: in
una terra che sembra respingere ogni umanità, lei consuma la sua fino all’ultimo, come a fare
della sua esistenza un riflesso di Colui che ama fino alla fine.