Íñigo López de Loyola nasce nel 1491 ad Azpeitia, in Guascogna. Il Padre asseconda la sua aspirazione a diventare cavaliere e lo introduce alla vita di corte del ministro del re Ferdinando il Cattolico. Di qui, passa a quella di don Antonio Manrique, viceré di Navarra. È con lui che prende parte alla battaglia per difendere il castello di Pamplona, assediato dai francesi. Il 20 maggio del 1521, viene ferito da una palla di cannone; resterà zoppo per tutta la vita. Durante la lunga convalescenza, in mancanza dei suoi amati poemi cavallereschi, si ritrova tra le mani la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine e la Vita di Cristo di Lodolfo Cartusiano; la lettura di questi testi trasforma i suoi ideali: ora l’unico Signore diventa Gesù Cristo.
Al Santuario di Monserrat, sul cammino che doveva portarlo in Terra Santa, fa voto di castità e si spoglia delle sue ricche vesti. Bloccato da un’epidemia di peste, è costretto a far tappa a Manresa per lungo tempo, dove scrive le riflessioni e i consigli che diverranno la base degli Esercizi Spirituali.
In Terra Santa arriva, ma fa presto ritorno in Europa e intraprende gli studi filosofici e teologici, prima a Salamanca e poi a Parigi, dove cambia il suo nome in Ignazio e conosce quelli che diventeranno i suoi primi compagni. Sfumato il progetto di recarsi in Terra Santa, Ignazio si reca con loro dal Papa per obbedire ai suoi ordini. È il 1538 quando Papa Paolo III dà l’approvazione canonica alla Compagnia di Gesù. I Preti Pellegrini, o Riformati – solo in seguito si chiameranno Gesuiti – vengono subito inviati in terre lontane, animati da grande zelo missionario e accompagnati, oltre che dai classici tre voti, da un quarto: obbedienza assoluta al Papa.
Ignazio resta a Roma e di qui coordina le attività della Compagnia, non solo negli invii in terra di missione, ma anche nell’elaborazione dei piani di formazione e studio, che via via si accrescono di livello fino a divenire tra i più alti nella Chiesa.
Stremato dalla malattia, il Santo muore nella sua povera cella il 31 luglio del 1556.
Per il lettore che decide di fare un cammino, questo è davvero il libro adatto: vi trova un vero compagno di viaggio, sempre diretto a Gerusalemme, sia essa quella della Terra Santa, sia la stessa Roma, sia quella dei luoghi sperduti e lontani dove Ignazio lascia che i passi siano quelli dei suoi discepoli… strade e incontri, tanti, nella povertà e nella compagnia fedele, immancabile, del Signore Gesù.